Giuseppe Verdi

Va’, pensiero, sull’ali dorate
Va’, ti posa sui clivi, sui colli
Ove olezzano tepide e molli
l’aure dolci del suolo natal
Del Giordano le rive saluta
Di Sionne le torri atterrate
O mia Patria, sì bella e perduta
O membranza sì cara e fatal

Arpa d’or dei fatidici vati
perché muta dal salice pendi
Le memorie nel petto raccendi
Ci favella del tempo che fu

O simile di Solima ai fati
traggi un suono di crudo lamento

O t’ispiri il Signore un concento
Che ne infonda al patire virtù

Che ne infonda al patire virtù
Che ne infonda al patire virtù
Al patire virtù

 

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Libiamo, libiamo ne’lieti calici
che la belleza infiora
E la fuggevol, fuggevol l’ora s’inebrii a voluttà

Libiamo ne’dolci fremiti
che suscita l’amore
poiché quell’ochio al core
Omnipotente va

Libiamo, amore, amore fra i calici
più caldi baci avrà

Tra voi, tra voi saprò dividere
il tempo mio giocondo
Tutto è follia, follia nel mondo
Ciò che non è piacer

Godiam, fugace e rapido
è il gaudio dell’amore
è un fior che nasce e muore
ne più si può goder

Godiam c’invita, c’invita,
un fervido accento lusighier

La vita è nel tripudio
Quando non s’ami ancora
Nol dite a chi l’ignora
è il mio destin così…

Godiamo, la tazza, la tazza e il cantico
la notte abbella e il riso
in questo, in questo paradiso
ne scopra il nuovo dì

e ne scopra il dì
e ne scopra il dì
Ah
Ah sì!

 

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